mercoledì 4 dicembre 2013

Guide ai diritti del malato oncologico: e i lavoratori autonomi?

Da quando mi sono ammalata, oltre ad inventarmi nuove strategie di sopravvivenza al cambiamento, mi sono messa alla ricerca anche di qualche straccio di diritto come essere umano e lavoratrice rispetto alla mia nuova condizione di paziente oncologica.
Bè, leggi di quà, leggi di là, scarica quella guida, stampa quell'altra, ho trovato un sacco di roba. Bella...., non dico di no. Addirittura guide apposite o comunque con intere parti dedicate ai diritti del lavoratore che si è ammalato di cancro. Ma nessuna di queste guide prevede o fa esplicito riferimento ai lavoratori autonomi.
Come se non esistessero. 
Come se in Italia non ci fosse il popolo delle P.Iva. 
Come se nessun lavoratore autonomo statisticamente si ammalasse mai seriamente. 
Come se i lavoratori autonomi non abbiano il diritto di ammalarsi.
Quasi che si volessero tenere tutti lì ad agganghire e stipulare assicurazioni private mentre continuano ad essere salassati dallo stato e dal sistema previdenziale (almeno alcuni e sicuramente tutti quelli che lavorano per aziende e non per singoli cittadini e che hanno la gestione separata Inps).
Un paziente oncologico non è un paziente oncologico e basta? Evidentemente no, esistono malati di cancro di serie A e di serie B.
L'art.32 e 38 della Costituzione, sono forse opzionali, son stati messi lì per scherzo?
I lavoratori autonomi devono forse espiare qualche colpa?

Cercando informazioni sulla sindrome da affaticamento, la cosiddetta "fatigue", ad un certo punto leggo.....  Sul lavoro: se non siete più in grado di mantenere i normali ritmi di lavoro, parlatene con i vostri superiori ed informateli delle vostre condizioni e dei bisogni causati dalla malattia e dai trattamenti. La legge prevede una serie di tutele, inclusa una norma che consente ai malati di cancro il passaggio reversibile dal tempo pieno al tempo parziale.
Mi sono sentita una merda.

Leggete  di persona le guide principali ai diritti del malato di cancro, quanto ci prendono in considerazione ai noi lavoratrici autonome:

Guida dell'AIMAC - Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti e amici (10a ed. 2013)
Guida della LILT - Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (2012)
Guida della ASL di Firenze (2011)
Le informazioni di oncoguida.it
Guida di Europadonna per le lavoratrici operate al seno (2005)

Non va, non va proprio. Si deve cambiare musica.
Il tumore al seno sta abbassando sì le statistiche rispetto alla mortalità, ma quelle relative alla sua diffusione sono in aumento. Chiaro il concetto? E di lavoratrici autonome ce ne sono a go go.
Ergo.......
Vogliamo essere considerate, please!

3 commenti:

  1. Riflettevo sui motivi per cui si mettono così tanto i bastoni tra le ruote, in molti modi, ai professionisti. A cominciare dallo stigma, dall'immagine data dai media a chi lavora in proprio. Ci fanno passare come dei delinquenti, persone dedite unitamente al guadagno personale e che appena possono frodano il fisco.

    Un quadretto cui molti credono.

    In una società conformista, giudicante, che annienta le diversità e che si scaglia con cattiveria contro cose che non conosce, il motivo - da parte di chi tiene le fila - per dare contro a chi pensa, vive e lavora in modo autonomo è che questo tipo di persone sta diventando di fatto un pericolo più di tanti altri.

    Le persone libere professioniste non sempre, ma spesso scelgono questa forma di lavoro, per poter decidere come è meglio fare il loro lavoro, senza seguire ordini, seguendo i loro ritmi, il loro intuito, le loro sensazioni.

    Scelgono di lavorare facendo cose che le appassionano. Creando e plasmando con il loro lavoro la realtà che vorrebbero veder realizzata all'esterno.

    SONO PERSONE PERICOLOSE PER TUTTO IL SISTEMA: Potrebbero con le loro azioni far venire voglia agli altri di vivere in modo più sano, facendo cose per cui davvero si è portati, esprimendo entusiasmo, passione e gioia. Sono in grado di contagiare gli altri e di far collassare del tutto il nostro sistema. E sono anche in grado di farne saltar fuori uno di molto più sano.

    Certo, non è che soltanto tra gli autonomi ci sono queste caratteristiche, ci mancherebbe. I miei insegnanti le avevano, grazie al cielo, e le hanno in forma più o meno evidente tutte le persone sane di mente!!! Mai come ora però sarebbe il caso di agire tutti insieme e sostenere, se non nella forma almeno con le idee, chi si batte per difendere la dignità della vita ed il diritto a vivere e lavorare avendo gli stessi diritti e gli stessi doveri, né di più né di meno di tutti gli altri. Questo è quanto ci si aspetta da una società solidale che invece si nasconde dietro il falso mito che chi lavora in proprio non paga le tasse, guadagna quello che vuole e quindi non va tutelato.

    Sarebbe davvero il momento di pensare con chiarezza, di sganciarci da stereotipi che feriscono e offendono profondamente chi lavora onestamente e trovare il modo una buona volta di trarre vantaggio dalle diversità, anziché cercare di annientarle.

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  2. mmmmh.... interessante riflessione quella sui lavoratori autonomi soggetti pericolosi per la società, grazie per la condivisione

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  3. Sì, interessante anche se un po' fantasiosa... :-) Io ho un'altra esperienza. Mi trovo attualmente senza lavoro e letteralmente circondata da inviti a "inventarmi un'attività" "aprire una partita iva" etc...
    Peccato che la p.iva io l'abbia già avuta per due anni (falsa, ovviamente costretta ad aprirla da un datore di lavoro). Peccato che da "involontariamente libera professionista" (adesso si dice "freelance", ha, ha.....) io abbia lavorato quasi 10 anni con tutte le forme di lavoro precario e di sfruttamento legalizzato. E peccato che il lavoro autonomo non sia minimamente nelle mie corde e non mi interessi.
    Anche quello dell'imprenditore di se stesso è un mito pieno di stereotipi, per alcuni (molti) l'apertura di una p.iva è solo il vano tentativo di salvarsi dalla disoccupazione. Sapere che in caso di malattia si deve pure subite l'umiliazione di non essere tutelata, è solo l'ennesima conferma di ciò che già so: non sarò (mai più) una lavoratrice autonoma. D.

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