mercoledì 3 settembre 2014

Ho il cancro: dirlo o non dirlo a lavoro?

La comunicazione di una diagnosi di cancro nei contesti lavorativi non è equiparabile a quella che avviene all'interno del proprio nucleo familiare o amicale. Le problematiche e le conseguenze sono molto diverse. Se poi entriamo nello specifico dei contesti lavorativi troviamo ulteriori differenze tra il lavoro dipendente e quello autonomo. E' quasi impossibile nascondere una patologia oncologica se si è un lavoratore dipendente (anche solo perchè si deve chiedere la malattia), mentre per tutta una fetta di lavoratori autonomi (soprattutto consulenti, professionisti e freelance che svolgono parte del loro lavoro da remoto) spesso questo diviene quasi un obbligo per la paura di perdere clienti ed "inquinare" la propria immagine che deve essere sempre splendida e performante perchè qualcun altro possa "comprare" i tuoi servizi e tu possa continuare a mangiare.

Pro e contro
Decidere se comunicare o meno la diagnosi di cancro è una scelta molto personale che ognuno deve prendere per sè. Alcuni potrebbero considerare indispensabile divulgare la loro diagnosi perché hanno posizioni e mansioni tali per le quali sarebbe impossibile non farlo. Altri magari considerano un tumore un evento estremamente personale ed intimo da vivere in privato. In alcuni casi, tuttavia, il cancro e le terapie possono causare effetti collaterali come fatica, disturbi di attenzione e memoria, disagio psichico, dolori che compromettono i livelli di produttività in modo più o meno visibile. I cambiamenti nei livelli di produttività, le variazioni nell'aspetto fisico, le eventuali assenze prolungate possono dare alle persone, che non sanno nulla di ciò che ti è successo, motivo di preoccupazione e attribuzione di significati ed interpretazioni molto lontani dalla realtà. Il comunicare il tuo stato può d’altro canto far considerare possibili modifiche o adeguamenti della tua attività che potrebbero non farti piacere e crearti dei problemi. Per alcuni comunicare la diagnosi può essere anche un fattore “terapeutico”, per altri invece può rappresentare un elemento in più di disagio e sofferenza sociale. L’essere un lavoratore autonomo complica non poco la questione visto che il tuo fatturato non è regolare ed automatico ma dipende dalle tue prestazioni ed anche da come ti presenti ai clienti (avere un cancro non è un gran bel biglietto da visita in effetti). Insomma, una risposta univoca, è estremamente difficile da dare

A chi dirlo?
Al tuo capo? Ai tuoi colleghi? Al personale o alle risorse umane? Ai tuoi clienti? La risposta dipende da te e dal tuo contesto lavorativo. Può aiutare determinare chi ha davvero bisogno di conoscere il tuo stato ed iniziare a parlare con quelle persone che ti fanno sentire più a tuo agio. Se sei in dubbio puoi consultarti con il Personale e lasciarti guidare su come procedere. Ci sono casi in cui si potrebbe rimanere piacevolmente sorpresi dalla reazione che si ottiene dopo la comunicazione della propria malattia. Il proprio capo, collega, dipendente, cliente potrebbe trasformarsi in fonte di forza, di speranza e di incoraggiamento, di gran lunga al di fuori della sfera professionale. Occorre anche valutare la cultura dell’azienda o del settore di appartenenza. Qual è l'atteggiamento generale dei dipendenti? Siamo più come una famiglia o l’organizzazione è fortemente orientata al business? Quali sono le differenze di relazione che ho con i diversi dipendenti? Di chi mi fido? C'è già stato un altro caso di persona con il cancro,  come è stato trattato? Come reagiscono le persone di solito alla notizia della malattia di un collega? Con risentimento perché devono lavorare di più o fanno a gara per sostenerlo?. Contesti lavorativi più grandi non sono sempre migliori. Ambienti aziendali di grandi dimensioni possono spesso essere piuttosto impersonali oppure si può anche non conoscere tutti gli altri dipendenti e trarre conforto in un certo anonimato. Se il tuo contesto lavorativo è altamente competitivo potresti voler evitare che i colleghi sappiano.  Se si lavora per una società più piccola - o in un piccolo reparto di una grande azienda - ci può essere un’atmosfera più familiare tanto da trovare inconcepibile non condividere un’informazione come questa. Se sei l’amministratore della tua azienda non c'è bisogno di dirlo ad un capo. Tuttavia, rimane l'altrettanto difficile decisione se dirlo o meno ai propri dipendenti. La vostra decisione può essere complicata dal fatto che non è solo una questione personale ma riguarda il benessere della propria azienda. Se non sei regolarmente in ufficio i tuoi dipendenti non si accorgeranno più di tanto delle tue assenze. Tuttavia, se hai sempre avuto una forte presenza fisica nella tua azienda, i dipendenti potrebbero preoccuparsi e pensare anche al peggio.

Quando dirlo?
Come prima tappa  è sicuramente opportuno metterne al corrente prima familiari, amici e persone care. Ed è già tantissimo da gestire. Meglio darsi il tempo per rispondere alle loro domande ed elaborare l'esperienza con loro prima di condividere la notizia nel contesto lavorativo. Nella maggior parte dei casi, il momento migliore per comunicarlo è dopo che tu hai concordato il tipo di terapia con il tuo medico. A quel punto, infatti, saprai meglio come il tumore influenzerà le prestazioni lavorative ed il tuo aspetto. Poi potrai decidere se comunicarlo in anticipo rispetto agli effetti delle terapie e solo quando diventerà necessario.

Come dirlo?
Ora arriva la parte più difficile: come dire alle persone con cui lavori che hai un cancro?. Preparati a pregiudizi e fraintendimenti. Nonostante tutti i progressi e le innovazioni nel trattamento del cancro oggi, ci sono ancora molte idee sbagliate comuni su ciò che comporta una diagnosi di cancro. E importante essere consapevoli di questi miti prima di iniziare a diffondere la notizia in modo da sapere come reagiranno le persone. I più comuni sono: il cancro è una condanna a morte automatica, il cancro è contagioso, cancro significa che dovrete smettere di lavorare, il cancro rende automaticamente meno produttivi, meno competenti o meno affidabili.
Preparati a rispondere ad un sacco di domande. Se non saprai come reagire è probabile che neppure le persone intorno a te sapranno farlo. Molti avranno bisogno di un po' di tempo per abituarsi all'idea. Prova a fare un elenco di possibili reazioni - sia quelle che vuoi evitare che quelle che ti piacerebbe di più ricevere. Per esempio: paura, disagio, confusione, rabbia, evitamento, supporto, comprensione, empatia. Crea un ambiente confortevole e privato in cui comunicare la cosa.  Rivela solo ciò che serve ed in modo semplice.  Dai ai tuoi interlocutori la possibilità di porre alcune domande. Spiega loro cosa aspettarsi in termini di assenze future, e fai loro sapere che ci potranno essere momenti in cui il tuo umore e la tua produttività ne saranno influenzati. Non avere paura di chiedere se puoi contare su di loro. Valuta se far sapere loro che ti aspetti cambiamenti nel tuo aspetto (perdita di capelli, pelle e cambiamenti di peso). Spiega loro che è parte del processo di guarigione e, se te la senti, butta lì anche qualche battuta come il bisogno di un restyling che avevi in ogni caso. Rassicurali che non sparirai e che sei ancora parte integrante della squadra. Chiedi quello di cui hai bisogno, le persone apprezzeranno la tua franchezza. Il fatto che stai condividendo la tua diagnosi non significa che non hai più diritto alla tua privacy. Anche le migliori intenzioni dei colleghi possono essere eccessive a volte, soprattutto quando la tua energia è già messa alla prova. L'ultima cosa che vuoi è la coda di colleghi alla tua scrivania che ogni giorno chiedono aggiornamenti o danno consigli. Hai condiviso ciò che volevi e traccia però anche una linea di confine. Concediti il permesso di dire di no in maniera delicata e professionale quando ti serve. Preparati anche a reazioni contrastanti.Situazioni come queste possono far emergere il peggio nelle persone, ma anche il meglio. Puoi anche, scoprire che parlare del tuo cancro è un sollievo incredibile ed una straordinaria fonte di sostegno.

Cosa dire?
Se si desidera mantenere le informazioni condivise al minimo, puoi raccontare la tua diagnosi esatta, come l’hai scoperta, le terapie che avrai, quale sarà la tua assenza, i nomi dei tuoi medici e specialisti. Non allarmarti se il tuo datore di lavoro richiede la documentazione della diagnosi, non è una questione di sfiducia ma di scartoffie e burocrazia. Potresti presentare anche un piano, una strategia per la gestione del lavoro in futuro. Questo, non solo rafforzerà la tua posizione come membro attivo e orientato alle soluzioni della squadra, ma invierà anche il messaggio “non ti preoccupare, tornerò”. Può esserti utile condividere anche le tue emozioni: il tuo atteggiamento, le tue paure, le tue speranze. Continua ad informare i tuoi interlocutori nel contesto lavorativo in modo regolare nel tempo informandoli se c'è un cambiamento nella tua condizione o trattamento che possa influire sulla tua prestazione. Se hai bisogno di aiuto, chiedilo.

E se sei un lavoratore autonomo?
Beh..., fatti forza, perchè sarà decisamente più complicato. Un dipendente magari potrà avere il problema del mobbing, tu semplicemente, rispetto alla comunicazione del tuo stato (o al fatto che in qualche modo si viene a sapere), ti troverai semplicemente a non essere più contattato da alcuni clienti (che non vogliono rogne e possono in un mercato competitivo ed in crisi, rivolgersi a molti altri professionisti). D'altro canto può, attraverso la gestione che farai della malattia, dimostrare il tuo "spessore" ed acquisire ulteriori punti. Occhio però che questa ultima situazione potrebbe farti cadere in una trappola frequente per i pazienti oncologici (soprattutto le donne con il cancro al seno"): il mito del guerriero che lotta contro il cancro e non cede mai. Di cedere avrai bisogno eccome e le energie che potresti decidere di spendere nel nasconderlo ai clienti potrebbero non aiutarti ma, anzi, dissanguarti ancora di più. Il fatto poi che alle complicazioni lavorative si aggiungano anche quelle economiche (il fatturato si fermerà per un pò di tempo e comunque si ridurrà), può diventare un ulteriore elemento da nascondere. Soprattutto nel mondo dei professionisti vige una regola non scritta per la quale si tende a non manifestare le proprie difficoltà economiche a colleghi e clienti perchè i professionisti bravi e ricercati non possono avere di questi problemi, se li hanno probabilmente non sono così bravi, non sono così ricercati, c'è qualcosa in loro che non va.
Afrodite K ha scelto la massima visibilità. Una scelta quasi obbligata e dovuta alla necessità di portare avanti una vera e propria battaglia sociale attraverso la Petizione "Diritti ed assistenza per i lavoratori autonomi che si ammalano". Non nascondo che questo qualche prezzo lo fa pagare eccome. Nessuna cosa di clienti all'orizzonte pronti a darti commesse ed incarichi...... C'è però un grande vantaggio che ho riscontrato personalmente nel dichiarare il mio stato e le mie difficoltà: liberare e rendere utilizzabile tutta quella energia che avrei dovuto spendere per nasconderlo. Mi sento decisamente più leggera. Non solo, il mio "outing" è legato ad una battaglia sociale e quindi assume un significato molto più ampio. Però questa è la MIA storia. ogni caso è a parte. Tu potrai fare la TUA scelta. Se sei un lavoratore autonomo, auguri.

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